Farah Polato è ricercatrice presso l’Università degli Studi di Padova, dove attualmente insegna Filmologia per il corso di laurea DAMS e collabora con il Master di Studi Interculturali. Come membro del Forum di Ateneo per le politiche e gli studi di genere ha coordinato e ha preso parte a numerose iniziative e convegni. È membro del comitato scientifico della collana SPCM (Studi postcoloniali di cinema e media/Postcolonial Film and Media Studies) e referente del corso di laurea DAMS per un’attività di cooperazione con l’Unità di Formazione e di ricerca in Lingue, Lettere, Arte e Comunicazioni (UFR-LAC) dell’Università di Ouagadougou (Burkina Faso) con specifica attenzione al cinema dell’Africa occidentale francofona e al cinema della diaspora.

Le sue recenti attività di ricerca si interessano ai processi di riconoscimento; in questa direzione si collocano, tra gli altri, la monografia sul regista belga André Delvaux (Faccio film, sono felice, 2008), il saggio sulla produzione della regista Katy Lena Ndiaye (“Di luce, di acqua e di terra: impronte di donne”, in S. Chemotti, Le graphie della cicogna. La scrittura delle donne come rivelazione, 2012), i contributi apparsi sulla collana Soggetti Rivelati (Padova, Poligrafo) e il recente “Rachid, Theo, Dagmawi e gli altri. Voci e forme di un nuovo cinema” (in L. De Franceschi, L’Africa in Italia. Per una controstoria postcoloniale del cinema italiano, 2013).