Domenico Gallo
con
Stefano Allievi
Data: gio 03 ottobre 2024
INGRESSO LIBERO SENZA PRENOTAZIONE
17:30
Il testo di Domenico Gallo è un percorso che attraversa due guerre, quella tra Russia e Ucraina e il conflitto israelo-palestinese, andando alla ricerca delle loro radici, decodificandone il contesto e immaginando soluzioni oltre il buio della violenza bellica. È limpida, sin dalle prime righe, la forte opzione pacifista dell’Autore; è un pacifismo non arreso, che coniuga al disincanto di una interpretazione divergente rispetto al dilagare della «narrazione bellicista» la ricerca di vie concrete per uscire dalla guerra, nella consapevolezza che «se si oscurano le cause che hanno portato alla scoppio del conflitto, … come si fa a rimediare agli errori commessi per impostare un nuovo criterio di convivenza pacifica?».
Si coglie il coinvolgimento di Domenico Gallo per le vicende umane, la passione per l’umanità, per le persone che stanno dietro l’apparenza da videogioco della guerra («duecentomila giovani, russi ed ucraini spazzati via, cancellati per sempre i loro sogni e la loro vita»): «se scompare il fattore umano la storia precipita nella barbarie.
Nel testo, che si pone in continuità con i precedenti libri (Il mondo che verrà, 2022 e Guerra Ucraina, 2023, entrambi Delta 3 Edizioni), si snodano gli avvenimenti lungo l’arco del 2023, con un approccio che non è mai mero racconto, descrittivo, ma costante analisi critica, una lettura dei fatti altra rispetto a quella dominante.
Il primo capitolo si focalizza sulla guerra ucraina, con un quadro che non può che essere fosco sin dalle prime pagine. Al conflitto in Medio Oriente è dedicato il secondo capitolo, ma le tensioni e le contraddizioni della democrazia israeliana relative sia alla riforma della giustizia voluta da Netanyahu sia alle pratiche di apartheid nei confronti dei palestinesi sono rilevate dall’Autore già prima del 7 ottobre. Decostruire le narrazioni dominanti, così come contestualizzare i fatti nei tempi lunghi della storia, significa compiere un’opera di demistificazione prodromica e indispensabile per immaginare, e costruire, una visione alternativa del mondo: occorre «fare i conti con la realtà» e «articolare un progetto di futuro».
la consapevolezza dell’oscurità e della tragedia dei tempi non impedisce di mantenere aperto l’orizzonte: «se il barometro del tempo politico volge a tempesta, non è questo il momento di abbandonarsi allo sconforto. Al contrario è proprio nelle situazioni più disperate che in ciascuno di noi può venire fuori un’energia insospettata».
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