Renata De Lorenzo
con Maurizio Romanato
Luigi Contegiacomo

Sala Carmeli

Data: gio 05 ottobre 2017

Orario:

17:00


Molti storici hanno definito la Campagna d’Italia condotta dal re di Napoli Gioacchino Murat come il primo atto del Risorgimento italiano. Per la prima volta un re, sia pure francese, chiamava gli Italiani a combattere in nome delle libertà dell’unità e dell’indipendenza italiana. Si rivelò un’illusione, perché il popolo non era ancora pronto e gli ideali di uno stato nazionale erano ancora appannaggio di pochi. Non solo, Murat, il cognato di Napoleone, non era considerato affidabile. Però aveva lanciato una sfida all’Austria e alle grandi potenze, infrantasi a Occhiobello. La battaglia sulle sponde del Po fu il punto in cui si rivoltarono le sorti della campagna bellica iniziata un mese prima con obiettivo il processo di unificazione dell’Italia, come aveva scritto lo stesso Murat nel novembre 1813 al generale Domenico Pino (“mai un momento fu più favorevole per l’Italia, mai gli italiani troveranno un’occasione più bella per dimostrare all’Europa che sono degni di costruire una nazione”). Il ponte sul Po a Occhiobello era la porta per entrare nel Lombardo Veneto, vicereame d’Austria. Il punto in cui attualmente si dividono Veneto ed Emilia Romagna e le province di Ferrara e Rovigo, fu teatro, il 7 e 8 aprile 1815, di uno scontro militare fra le truppe del re di Napoli Gioacchino Murat e l’esercito austriaco del generale Federico Bianchi. La disfatta di Murat che, solo una settimana prima si era rivolto a tutti gli italiani lanciando fiducioso il proclama di Rimini, rappresentò la battuta d’arresto nell’avanzata e l’inizio di una serie di sconfitte, tra cui quella di Tolentino (Macerata), la perdita del regno di Napoli in un calvario politico e personale che portò alla fucilazione di Murat stesso a Pizzo Calabro nell’ottobre 1815 nel disperato tentativo di riprendersi il Regno.

Crollarono le illusioni e gli appelli di unità a una popolazione ormai stanca di lotte e desiderosa di pace. Disillusa e povera, ormai pronta ad accettare qualsiasi soluzione che non fosse altre lotte, altre guerre e altro brigantaggio. Murat era giunto sul Po con il suo esercito diviso in due colonne, una proveniente dalla costa adriatica, l’altra attardata in Toscana. Affrontò una battaglia sulla testa di ponte di Vallonga senza preparazione, cercando di sfondare la difesa austriaca. Gli austriaci capirono subito che Occhiobello era importante per sbarrare la strada al re di Napoli e la difesa sarebbe stata strategica per impedire l’avanzata dei napoletani verso Venezia.

Quando Murat arrivò nella pianura padana, trovò una scarsa risposta nella partecipazione di volontari tra la popolazione, la gente era stanca e provata da anni di guerre. La dominazione napoleonica aveva imposto la coscrizione obbligatoria per i giovani, dazi sul consumo di beni di prima necessità e un clima soffocante che non contribuì certo a favore di Murat, genero di Napoleone. L’anno prima Murat si era alleato con l’Austria per cacciare Eugenio Beauharnais, poi, temendo che a Vienna avessero già deciso per il ritorno dei Borboni, contemporaneamente ai Cento giorni di Napoleone, stravolse le alleanze e invase lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, installandosi nella pianura emiliana dichiarando guerra all’Austria.

7-8 aprile 1815. Dopo essere entrato a Bologna, dove all’ammirazione delle dame non seguì il sostegno degli uomini disposti ad arruolarsi, Murat fece un ingresso trionfale a Ferrara, si presentò nella piazza cittadina con una scorta cavalcando in testa al suo Stato maggiore. Il re di Napoli, poche ore prima della battaglia, si dimostrò, nella città estense, molto ottimista sulla riuscita dell’assalto. Ma dall’altra parte, gli austriaci del generale Federico Bianchi avevano presidiato e fortificato il territorio e facevano affluire truppe di rinforzo.

Murat, invece, si presentava con un esercito indebolito numericamente, stanco per il lungo viaggio e al quale mancarono vettovaglie, foraggi agli animali e materiali per la costruzioni di ponti volanti sui fiumi per fare passare le truppe. Murat aveva affrontato un esercito che sarebbe diventato ben più grande del suo e molto bene armato, mentre i napoletani non avevano neanche le riserve a sostegno della prima linea.

I due giorni di battaglia dimostrarono che gli attacchi frettolosi alle postazioni alla base del ponte non avrebbero dato frutti se non preparati adeguatamente dall’artiglieria che non era praticamente a disposizione. Gli austriaci continuavano a ricevere rinforzi e quando Murat vide l’inutilità degli assalti (e i trecento morti che richiamavano diserzioni in serie) si fermò, tanto che il 12 aprile gli austriaci uscirono per contrattaccare anche dal ponte di Occhiobello. Non vi furono né i 40 mila uomini a sostegno di Murat di cui si favoleggiava, né la gloria, bensì una ritirata allo scopo di riunire l’esercito. Alla mancata conquista del Lombardo Veneto per non essere riusciti ad attraversare il ponte di Occhiobello, seguirono la sconfitta a Tolentino, il precipitoso tentativo di rientro a Napoli, e il trattato di Casalanza che riconsegnava il regno ai Borboni. L’epopea di Murat si concluse con la fucilazione a Pizzo Calabro.

Il volume entra nel progetto del bicentenario di Murat svoltosi nel 2015. L’amministrazione comunale di Occhiobello ha organizzato il ricordo della battaglia unendosi, per la prima volta, ai comuni che da tempo fanno parte delle ‘rete murattiana’: Tolentino, Cesenatico, Macerata, Pollenza, Rimini, Castel di Sangro e Pizzo Calabro.  Oltre a una fiction e a un documentario, realizzato per creare un momento culturale significativo che potesse interessare non solo gli addetti ai lavori e gli studiosi, e divulgare un episodio storico poco noto, ha patrocinato un convegno storico dedicato alla campagna murattiana, coordinato dalla prof. Renata De Lorenzo dell’università di Napoli.

Il volume contenente gli atti del convegno è stato edito dall’Associazione Minelliana di Rovigo presieduta da Mario Cavriani e raccoglie i saggi di numerosi studiosi di livello internazionale con una notevole dotazione iconografica. Costituisce un testo base per lo studio e la comprensione della Campagna d’Italia di Gioacchino Murat, anche con documenti inediti prima d’ora. Insieme al documentario di Ferdinando De Laurentis e Maurizio Romanato, porta alla luce, con diversi linguaggio, gli avvenimenti di quel periodo, il contesto storico e le ricadute sul Risorgimento italiano.

Con:

Renata De Lorenzo

Storica italiana, professore ordinario di storia contemporanea e storia dell'Ottocento all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel periodo novembre 2004 - ottobre 2007 ha diretto il Dipartimento di Discipline storiche dell'Università "Federico II". A partire da maggio 2010 è presidente della Società...
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Maurizio Romanato

Maurizio Romanato è nato a Rovigo il 27 ottobre 1954. Maturità classica, poi laureato in Ingegneria civile all'Università di Padova, è giornalista professionista. Al Gazzettino redazione di Rovigo dal 1977, ha svolto fino al 31 agosto 2015 tutti gli incarichi di...
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Luigi Contegiacomo

Luigi Contegiacomo, nato a Este nel novembre 1952 Maturità classica, poi laurea in Lettere e Filosofia, dipartimento di Storia all’Università di Padova con tesi in Epigrafia romana, ha conseguito la specializzazione in Archivistica, Paleografia e Diplomatica. Direttore da oltre 15 anni...
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